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Il libro, racconta la sapienza di quanti non sanno leggere ne scrivere. Questa specie di carne, di corpo della lingua che effettivamente infangata nel senso nobile della terra da cui viene io penso che è sempre troppo difficile rimodulare una chiave più universale “ come mi piace molto ricordare questa frase che in epiteto al libro è di Ernesto De Martino e dice così – “Coloro che non hanno radici, che sono cosmopoliti, si avviano alla morte della passione e dell’umano: per non essere provinciali occorre possedere un villaggio vivente nella memoria, a cui l’immagine e il cuore tornano sempre di nuovo, e che l’opera di scienza o di poesia riplasma in voce universale”. Continua a leggere