“CACCIA AL TESORO” 27/08/2023
Giornata all’insegna dell’amicizia e del sano divertimento nei luoghi dell’anima.❤️

“Il cassetto delle parole”

  • Parole racconto –
    Un legame con le rotaie che va oltre l’impensabile!
    (di Giuseppina Nadia Tufano) 28/12/2014

Ciò che ricordo della mia infanzia sono due linee parallele su cui si sono dipanate, corse e rincorse, storie, speranze, vite, racconti e destini di gente diversa: le rotaie della stazione ferroviaria Cairano Conza- Andretta.
Rotaie su cui, anche chi scrive, ha trovato il proprio trastullo nei pomeriggi in cui seguivo mio padre, ferroviere, con l’orario dei treni sempre a portata di mano, i timbri, la bandierina, la lanterna, la lampada e la torcia, la paletta, il fischietto e il suo berretto abbinato alla divisa, che custodisco gelosamente.
Lui impegnato nelle sue attività, IO SUI BINARI CERCANDO, (gia’ allora) DI NON PERDERE L’EQUILIBRIO e ogni volta che “deragliavo” mi arrabbiavo, SENZA PERÒ’ SCORAGGIARMI.
Una divisa indossata con orgoglio e onorata attraverso un servizio prestato con grande senso del dovere, autorevolezza e cordialità reciproca da tutto lo staff dell’epoca di ferrovieri, macchinisti, cantonieri, casellanti, sorveglianti, capotreni, capostazioni tra cui Nigro Cataldino, Zoppi Giuseppe, Luongo Rocco, Petrozzino Michele, Zoppi Alfonso, Melillo Nicola, Di Domenico, Ciccone Severina ed infine mio padre, Vincenzo Tufano.
È questo il ricordo che conservo della stazione Cairano- Conza-Andretta, crocevia di gente e mondi diversi. Spesso scendevano insegnanti con i quali si diventava subito amici, con i quali era piacevole intrattenersi a parlare sul paese di provenienza, sul percorso di vita personale e professionale che li induceva a prendere il treno per lavoro, per diletto, per amore!
Era piacevole ascoltare da ognuno di loro racconti di paesaggi, di fiumi, di gallerie, di alberi, di immense distese, di oleandri e montagne innevate che si erano offerti ai loro occhi.

Quanta vita nei loro racconti di viaggio, quanto fascino nelle tante valige che salivano e scendevano da quel treno, che meraviglia lo scambio di saluti tra il personale di terra e quello di bordo. Ancora oggi mi par di seguire la stretta di mano di mio padre con i macchinisti, che scendevano dal treno anche solo per una semplice bevuta d’acqua fresca o per ritirare pacchi postali, il più delle volte confezioni di uova, salsicce o salami paesani: “scambi” non solo di treni ma anche amicali.
Ricordo che anche per raggiungere il cinema di Lioni o per andare a ballare alla discoteca “la Mela” si sceglieva il treno, il mezzo di trasporto più amico e sicuro e non solo dell’epoca!
Per alcuni, in occasioni di tragici eventi, si è rivelato anche un’ancora di salvezza.

La stazione di Conza, dove anch’io sono nata, era davvero una piccola grande famiglia. Impossibile non avere fermo immagino della piazzetta in cui ci si ritrovava per giocare a pallone. Si, un mini campo da calcetto, improvvisato in strada, dove bastava che comparissero tanti “Zoppi’’: Gerardo, Michele, Mario, il portiere Antonio, zi Nino, per formare quasi una squadra di pallone che si completava con i Nigro, i Tufano, i Luongo, i Renna, i Farese, i Mattia, i Ricciardoni, e tanti altri calciatori provenienti da fuori regione e che a diventar figli adottivi della Stazione c’impiegavano proprio poco. 90 minuti di partita moltiplicati per le fasi del Torneo estivo, il tempo di una battuta di pesca presso il grande letto del fiume Ofanto, un altro sport, insieme a quello della caccia, molto in voga, in particolar modo, nella mia famiglia; il tempo, anche, di una serata di mezza estate da trascorrere all’aria aperta seduti sulle scale di casa , chi a raccontarsi, chi, come le ragazze della stazione, Assuntina, Maria, Lina, Pasqualina, Angela, a passeggiare lungo il grande ponte sognando ognuno l’arrivo del proprio treno, chi ad ascoltare, da un unico stereo, quello con le audiocassette tipo mattoni, canzoni dell’epoca.
Erano gli anni ʾ70 e si ascoltavano i Beatles, Lucio Battisti ma anche Pupo e Gabriella Ferri.

Il telefono pubblico di mia nonna, poi, era aperto 24 ore su 24; anche quando in casa non c’era nessuno! Bastava una spallata e la porta di Totonn’ e Carmela “li napulitan” si apriva ad amici fidati… una porta , aperta, per tutti .
Quanti emigranti provenienti dal Belgio, dalla Svizzera, dalla Francia sono saliti e scesi alla stazione ferroviaria Cairano – Conza-Andretta dove ad attenderli c’era l’autobus Caputo e/o Trulio, in alternativa il servizio taxi, effettuato da mio padre con la sua Opel Kadett, per chi doveva raggiungere Conza paese, Andretta, Cairano, abitazioni di campagna e cosi via!

Se dovessi associare un fiore a questo borgo che non c’è più, sceglierei la rosa, perché davanti alla maggior parte delle abitazioni c’erano cespugli di rose rosse selvatiche, rose rosa e rose gialle come quelle che ricordo, se la memoria non m’inganna davanti alla casa della famiglia Farese Vincenzo.
E’ possibile, ma solo chiudendo gli occhi, sentirlo ancora quel fresco profumo di rose rosse, gialle e rosa!
Ma la rosa non era certo l’unico fiore, c’era Fiore Nicola, Fiore Angelo, Fiore Pietro, Fiore Pasqualino, Fiore Luigi.

Era sempre la stazione di Conza quella in cui io mi perdevo passando per il Bar di “Mast ‘Vicienz”, dove ricordo che il ghiacciolo alla frutta, che io chiamavo “Italia”, perché era verde bianco e rosso, aveva per davvero il sapore di menta, limone e fragola; ed ora che mi sono rinfrescata procedo per la salita che porta al mulino dei Cordasco, di cui ricordo ancora il rumore della macina e i sacchi di grano. La mia, la nostra Stazione era anche la Stazione della Bimba del latte, Zoppi Colombina, che all’alba di ogni mattino lasciava la bottiglia di latte fresco appena munto davanti la porta, era la Stazione della famiglia Caprio Angelomaria, Zoppi Gaetano, Buscetto Gerardo, della famiglia Caputo Alberico, Megaro Pasquale, Zarra Basilio, Renna Angelo, Imbriani Pasquale, dei Ciccone, dei Chirico, della famiglia, la MIA, quella di mamma , per tutti Rinuccua, e papà , Vincenzo , di Tufano Ciro, di Tufano Franco, di Tufano Raffaele, di Tufano Adelaide e suo marito Michele Petrozzino , della famiglia Cerracchio Pasquale, della famiglia Oliviero Rossi e sua moglie Maria, di Cheropita e Carmela, era la stazione di Zi ‘Ntonio Nacca e il nanetto Gerardo di Andretta, due personaggi carismatici, il primo per la sua sana follia, il secondo per la sua astuta simpatia.

Io e la mia famiglia, abitavamo a ridosso di un tratto di linea ferroviaria molto vicino alla Stazione e ricordo che, ogni notte, mi capitava di sentire il fischio di un treno che correva lontano nel buio. Un fischio che mi faceva pensare a mio padre sempre vigile durante il turno notturno, nonostante il silenzioso tepore della stufa a legna che bruciava traversine dall’odore forte e aspro. Un fischio che mi faceva riaprire gli occhi su mia mamma Rinuccia, un fischio che mi faceva allungare lo sguardo sulle mie sorelle, Carmela e Maria Rosaria, un fischio che mi faceva alzare gli occhi e sorridere a mio padre, un fischio che potrebbe restituire, se qualcuno in più lo riuscisse a sentire, ora come allora , la propria anima alle nostre tanto care amate rotaie.

Foto della stazione Conza-Andretta by Giuseppe Zoppi (© Come eravamo a… Conza della Campania) — con Giuseppina Nadia.